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La leggenda minore

La leggenda minore

Composta da S. Bonaventura probabilmente a Parigi nel 1260/1262, contemporaneamente alla Leggenda maggiore, questa Vita breve o Leggenda minore fu scritta per essere letta ad uso corale durante l'ottava della festa di S. Francesco (secondo l'uso del tempo), in sostituzione della precedente Leggenda corale che Tommaso da Celano aveva ricavato, intorno al 1230, dalla sua Vita prima. Siccome quest'ultima non corrispondeva più all'immagine che del proprio fondatore l'Ordine francescano era venuto configurandosi, nell'occasione del Capitolo generale di Narbona del 1260, s'imposero anche alcuni ritocchi all'Ufficio ritmico composto da Giuliano da Spira intorno al 1231/1232, e che, insieme alle letture corali, costituiva la solenne ufficiatura del Santo. Questa Vita breve è sostanzialmente, e spesso anche verbalmente, un compendio della Leggenda maggiore.

Anche in così breve trattazione, S. Bonaventura, come già nella sua opera maggiore (Leg. mag., Prologo, 3), non omette un particolare di carattere autobiografico: «Mia madre, quando io ero ancora fanciullo, fece voto per me a san Francesco, perché ero malato gravemente... » (VIII, Lezione VIII). *** S. Bonaventura da Bagnoregio, al secolo Giovanni Fidanza, nacque a Civita di Bagnoregio (Viterbo), molto probabilmente nel 1217 da Giovanni Fidanza e da Maria di Ritello. All'inizio portò il nome del padre, probabilmente medico, in seguito gli venne aggiunto o sostituito "Bonaventura". Della sua infanzia si conosce pochissimo. Lui stesso racconta che, ancora fanciullo, venne guarito da una pericolosa malattia per l'intercessione di S. Francesco. Nella "bolla" di canonizzazione «Superna Coelestis Patria» del 14 aprile 1482, papa Sisto IV ricorda la presenza di Giovanni tra i frati del Convento di S. Francesco «vecchio», che si trova a metà strada tra Civita e Bagnoregio, da non confondersi con S. Francesco «nuovo», che si trova ad occidente. Oggi del Cenobio di S. Francesco vecchio resta solo la così detta «Grotta di S. Bonaventura», forse un angolo dove i frati andavano a cercare la solitudine, e dove forse anche il nostro Santo o da studente o in una delle sue probabili visite a Bagnoregio, ha sostato. A Civita, della casa di S. Bonaventura non è rimasta che una grotta accessibile solo attraverso una scala in ferro, sospesa nel precipizio. Le sue pietre, raccolte e trasportate nel Convento di S. Francesco nuovo, sono servite per edificare un tempietto che ancora esiste. Il 14 marzo 1490, a seguito della ricognizione e della traslazione del corpo del Santo a Lione, venne estratto il braccio destro che, custodito in una preziosa teca d'argento a forma di braccio, venne portato a Bagnoregio l'anno successivo dal Ministro Generale dell'Ordine dei francescani Francesco Sansone.

Oggi il "Santo Braccio" è custodito in Cattedrale. Non si conosce quando Bonaventura abbia lasciato Bagnoregio per studiare a Parigi, né si è a conoscenza della parte avuta dai genitori o dai frati nella decisione, ma è facilmente intuibile l'appoggio dei francescani, ben radicati anche in Francia, ad un loro studente, ma quando partì, probabilmente, non avrà pensato di farsi frate. Egli studiò alla Sorbona di Parigi, dove, nel 1243, divenne "Dottore di Arti". Avendo poi deciso di seguire Francesco, prese la strada della teologia, seguendo le lezioni di Alessandro d'Ales, il quale gli avrebbe fatto «più amare la vita del Beato Francesco». Questo stimato maestro dirà di S. Bonaventura: «sembra che in lui Adamo non abbia peccato». Il 23 ottobre 1257, quando era già Ministro generale, poté entrare come professore universitario nel corpo accademico della Sorbona. Qualche mese prima, il 2 febbraio 1257, nel Convento dell'Ara Coeli a Roma, veniva eletto Ministro Generale dei francescani, anche se si trovava a Parigi. Come settimo successore di S. Francesco, coprirà questa carica per 17 anni. La fama, la dottrina, la mitezza, la chiarezza di idee e la sua energia, avevano convinto i padri capitolari presieduti da papa Alessandro IV ad eleggerlo. Quello era un momento assai delicato per l'Ordine francescano e Bonaventura venne giudicato all'altezza. Infatti non si lasciò mai sviare dalla «sinistra cura» come dirà Dante, lasciandosi guidare solo dalla verità. Nonostante il gravoso incarico, continuò a predicare, ad insegnare, a far conferenze, a dirigere le anime e a consigliare re e pontefici. Nel 1273 venne creato cardinale e vescovo di Albano, e nel 1274 partecipò al Concilio di Lione, divenendone anima ed oracolo. O per l'eccessiva fatica o per la cagionevole salute, morì nella notte tra il 14 ed il 15 luglio 1274. Al suo funerale parteciparono tutti i padri conciliari. Fu canonizzato il 14 aprile 1482 da Sisto IV. Nel 1588 Sisto V lo dichiara «Dottore Serafico». Nel 1643 Bagnoregio lo proclama "Patrono principale della città", insieme a S. Ildebrando, e nel 1986 viene proclamato "Comprotettore della ristrutturata diocesi di Viterbo", insieme a S. Rosa e a S. Lucia Filippini, mentre Patrona principale della Diocesi viene proclamata la "Madonna della Quercia". Nello stesso periodo viene intestata a lui la parrocchia principale della città di Bagnoregio già "Parrocchia di San Nicola". Le sue numerose opere di Bonaventura illuminano la mente e riscaldano il cuore, tanto che Leone XIII ebbe a dire: «dalla loro lettura siamo rapiti in estasi e condotti a Dio». Tra le opere di carattere esegetico, mistico, ascetico, filosofico, teologico ed oratorio spicca l' "Itinerarium mentis in Deum", che, insieme ad altri scritti, sembra scritto più col cuore che con la penna.

Perfetto seguace di frate Francesco, ne assimila gli insegnamenti e li trasmette con la vita e la dottrina. Innamorato della "Parola di Dio", la legge e trascrive tutta, più volte, fino ad impararla a memoria. Ma il libro preferito dal nostro Santo è il "Crocifisso", davanti al quale sosta in devota adorazione e meditazione per lunghe ore. Per lui la "Croce" è la verga che apre le acque verso la libertà, e chi non ama la "Croce", resta schiavo. Come Francesco, Bonaventura ama le creature, nelle quali vede impressa l'"orma di Dio", tanto che nell'"ltinerarium" scrive: «apri gli occhi, tendi l'orecchio, disserra le tue labbra, eccita il cuore a vedere, intendere, lodare, amare, glorificare Dio in tutte le cose, se non vuoi che insorga contro di te tutto l'universo». Come sarebbe bello se gli uomini di oggi riuscissero a scorgere Dio nelle creature e negli eventi storici, sintonizzandosi con il canto degli astri, degli oceani, dei monti, delle valli, dei fiumi, degli uccelli, dei fiori e dei frutti che si leva incessante verso Dio! Bonaventura chiede all'uomo di ogni tempo di riconoscere la presenza di Dio nelle realtà terrestri, perché solo in questa visuale si possono vincere le suggestioni dell'edonismo, della desacralizzazione e del secolarismo. Senza Dio le parole «libertà e progresso» restano puri desideri. Bonaventura, come il Santo di Assisi, ha capito che l'unico valore è Dio, il quale ama le creature, e amandole le crea. A loro volta le creature sono riconoscenti per la vita ricevuta, e così si mette in moto uno scambio di amore, che non finirà mai.

Più si conosce Dio e più lo si ama. Per questo Bonaventura ha studiato Dio nelle creature, nelle scritture, nel Crocifisso, nella vita di Francesco e nella sua, e lo ha fatto non per amore della scienza, ma per dare alla propria vita un programma: «Nolo te cognoscere, nisi ut te diligam»: «Ti studierò solo per amarti». - Opere di S. Bonaventura: Breviloquium (Breviloquio) Collationes de decem praeceptis (Raccolte su dieci precetti) Collationes de septem donis Spiritus Sanctis (Raccolte sui sette doni dello Spirito Santo) Collationes in Hexaemeron (Raccolte nei Sei Giorni della Creazione) Commentaria in quattuor libros sententiarum Magistri Petri Lombardi (Commentarii in quattro libri delle sentenze del maestro Pietro Lombardo) De mysterio Trinitatis (Il mistero della Trinità; questione disputata) De perfectione vitae ad sorores (La perfezione della vita alle sorelle) De reductione artium ad theologiam (La riduzione della arti alla teologia) De Regno Dei descripto in parabolis evangelicis (Il Regno di Dio descritto nelle parabole evangeliche) De scientia Christi et mysterio Trinitatis (La conoscenza di Cristo ed il mistero della Trinità) De sex alis Seraphin (Le sei ali dei Serafini) De triplici via (La triplice via) Itineriarium mentis in Deum (Itinerario della mente verso Dio) Legenda Sancti Francisci (La leggenda di S. Francesco) Lignum vitae (Il legno della vita) Officium de passione Domini (Il dovere riguardo alla passione del Signore) Quaestiones de perfectione evangelica (Questioni sopra la perfezione evangelica) Soliloquium (Soliloquio) Summa theologiae (Complesso di teologia) Vitis mystica (La vite mistica)

INDICE DELLA LEGGENDA MINORE I. La conversione (Lezione I – IX) II. Fondazione dell’Ordine. Efficacia nella predicazione (Lezione I – IX) III. Virtù privilegiate (Lezione I – IX) IV. Dedizione alla preghiera e spirito di profezia (Lezione I – IX) V. Obbedienza delle creature e accondiscendenza di Dio (Lezione I – IX) VI. Le Sacre Stimmate (Lezione I – IX) VII. Il Transito (Lezione I – IX)